Il nostro Porter, in febbraio propone una storia della pazzia e in giugno ne ha già bell’e pronta una della medicina. Se il libro precedente era mediocre,1 questo è peggio.
Con tono a volte magniloquente (forse utile a sviare l’attenzione) l’autore sorvola con rapidità i secoli2 puntando distrattamente il dito verso momenti significativi della storia della medicina.
Dice cose più o meno risapute (gli umori, il giuramento di Ippocrate, l’importanza – ma guarda! – dell’anestesia), fa elenchi di eventi (il primo intervento di…), arriva persino all’eugenetica. Dice, ma di fatto non dice niente di niente, assembla con buon mestiere conoscenze generali, ancora una volta con assoluta indifferenza per il piacere e/o l’elevazione del lettore.
Suggerisco di non prendere più in considerazione i libri di questo tizio.
Andrea Antonini, 27 giugno 2002