Andrea Antonini Berlin
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Arcidio Baldani, il nome è vero, è stato un poeta che ho molto apprezzato per il suo modo di presentarsi. Era un signore dalla faccia simpatica che negli anni settanta si aggirava in luoghi affollati di Milano, perlopiù musei, mostre d’arte eccetera, mormorando come un bagarino: „Poesia… legge poesia… libri… poesie…“.
Un approccio geniale, perché spesso la gente si fermava e domandava: „Scusi?“. Al che il Baldani tirava fuori dalla borsa un paio dei suoi libri di poesie con copertine dai colori vivaci, dando per scontato che tu giovanotto di bell’aspetto li avresti letti volentieri, se solo li avessi comprati. A me diciottenne riuscì a rifilare due suoi libri in due occasioni diverse, non costavano neanche tanto.
Con la sua tecnica di vendita, il Baldani mi apparve subito come un serio professionista, un’impressione corroborata dalle sue poesie: ben scritte quanto tutto sommato inutili erano una forma di produzione letteraria seriale, direi quasi industriale. Niente lagnosità o contorcimenti interiori, ma solidi testi su argomenti casuali, operazioni di pura routine. Per di più i titoli delle sue raccolte: opera prima, seconda, terza… non cercavano neanche di metterla giù dura con parole auliche. Non scriveva poesia, vendeva poesia.
Ma il vero colpo di genio del Baldani, e il motivo per cui alla fin fine i suoi libri erano interessanti, erano i ringraziamenti alla fine dei volumi. Baldani spediva copie omaggio dei suoi libri a una sfilza di nomi importanti: al papa, a tutti i ministri, a esponenti dei Cavalieri di Malta, i quali ovviamente rispondevano con circolari: „Sua Eminenza la ringrazia per il prezioso volume che Ella ha fatto pervenire e le invia le più ampie benedizioni“.
Erano trenta o quaranta pagine di circolari, qui e là c’era un accenno più personale: „Caro Baldani, le incombenze dello Stato mi impediscono di nutrire la mia anima con i suoi profondi scritti, che tengo tuttavia sulla mia scrivania in attesa di un mio nascondimento per la pausa estiva del parlamento“. Io mi domandavo se davvero quel sottosegretario tenesse il libro pronto sul tavolo.
Arcidio Baldani era un vero e raro commerciante di poesia, aveva una sua strategia promozionale e di vendita al dettaglio, curava personalmente con competenza la stampa dei suoi prodotti e mostrava senza ritegno il pubblico apprezzamento ricevuto, anche se un po‘ farlocco. Si scriveva anche da solo le recensioni di presentazione: „Continua a salire meritatamente ormai la sicura e chiara fama di questo fervido idealista della vita. Arcidio Baldani […] con la sua poesia creatrice profondamente umana […] riesce magistralmente, come sempre, a comporre ogni travaglio […]„. Uomo di tempra. Non produceva poche ispirate poesie, ne sfornava centinaia, era il suo lavoro, e si interessava personalmente di ogni singolo suo lettore, se non altro per cavarne dei soldi. Andrebbe portato a esempio nelle scuole di scrittura.
(Copyright © 2020 Andrea Antonini, Berlino)